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Il KKE denuncia la messa al bando del Partito Comunista del Kazakistan
Il KKE denuncia la recente messa al bando del Partito Comunista del Kazakistan da parte delle autorità, che hanno preso a pretesto una decisione del giudice secondo cui il partito non avrebbe il numero di iscritti necessari (38.000 e non i 40.000 richiesti).
Negli ultimi anni, l'attività del Partito Comunista del Kazakistan è stata presa di mira dalle autorità kazake, che ne hanno imposto sospensioni temporanee, ad esempio quando il partito ha espresso il proprio sostegno allo sciopero dei lavoratori del settore olifero nella città di Zhanaozen, violentemente represso nel sangue dalle autorità, o quando ha partecipato a una alleanza di organizzazioni dell'opposizione nel 2011-2012.
Ora, questa nuova decisione che vieta "una volta per tutte" l'attività del Partito Comunista del Kazakistan, ha lo scopo di impedire l'attività politica dei comunisti, la loro partecipazione alle prossime elezioni parlamentari, proprio nel momento in cui la crisi economica del capitalismo si sta manifestando in Kazakistan e si prevede l'ulteriore intensificazione dell'offensiva contro i diritti lavorativi. Non è un caso che questa specifica decisione anti-comunista giunga contemporaneamente all'approvazione di una nuova legge "sui sindacati", che impone controlli più asfissianti sui sindacati da parte padronale e delle autorità, mentre sono all'ordine del giorno le azioni penali per la partecipazione a "scioperi illegali", "dimostrazioni illegali" e per la "creazione di sindacati e partiti non registrati".
Il KKE esprime la propria solidarietà ai comunisti del Kazakistan, denuncia la nuova spirale antidemocratica e anti-comunista delle autorità kazake e richiede la cancellazione del divieto in atto contro il Partito Comunista del Kazakistan.
Atene, 01/09/2015
Ufficio stampa del CC del KKE
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare